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venerdì 25 marzo 2011

Vita da consigliere provinciale: stipendio fino a 21 mila euro al mese

Dal Corriere della sera del 20 gennaio 2008
C'è chi è stato assunto dal fratello. Chi da un amico. Chi ha fatto un balzo di stipendio. Per molti la politica è un affare vero. Quattro parole per uno stipendio da ricchi. Le quattro parole sono “rimborso permessi incarico pubblico”: soldi – ovviamente pubblici – che la Provincia paga all’azienda nella quale risulta assunto il consigliere e che in definitiva arrivano sul conto corrente del politico.

Per spiegare il meccanismo: la ditta che ha assunto un consigliere provinciale quasi certamente lo vedrà poco al lavoro, ma neanche pagherà interamente il suo stipendio. O meglio: anticipa il pagamento, ma un mese dopo quello stesso importo sarà rimborsato dall’ente locale. Per l’azienda che assume, dunque, i costi non sembrano alti.
E così l’ex sindaco di Valmontone – Angelo Miele, Sdi – riceve per anni seimilacinquecento euro al mese dal negozio di Miele Martina e Sale Maria Laura, rispettivamente sua figlia e sua moglie. Non si tratta della “busta paga” più alta: alcuni, grazie a queste quattro parole, incassano diciannovemila euro al mese. Il vero costo della politica dunque, non è nei gettoni di presenza o negli stipendi istituzionali: ma qui, nei rimborsi.

Altro esempio: Ruggero Ruggeri (Pd) è al servizio della “Fratelli Ruggeri”; si tratta di fratelli suoi. Per spiegare il quadro complessivo: prima di diventare consigliere Alessandro Coloni (Pd) aveva (Unico 2003) un reddito annuo di 2.404 euro; nel 2006 dopo quattro anni di rimborsi, di euro ne ha dichiarati 124 mila; e così pure Massimo D’Avenia (La Destra) che in questi quattro anni – cioè dalle provinciali del 2003 al 2006 – ha visto aumentare i propri rimborsi fino a quasi diciannovemila euro incassati nel febbraio 2006: lui ha quasi quadruplicato il suo reddito annuo, passando dai 49 mila del 2002 ai 181 mila del 2007 per il suo 2006; per la precisione, il suo stipendio (o meglio, il rimborso) è passato dai seimila euro e cinquantaquattro centesimi (ottobre 2004) ai tredicimila del novembre 2005, fino ai 18.775,96 incassati nel febbraio 2006 (naturalmente cresce anche il numero delle ore per le quali richiede il rimborso, da 147 a 173).

E così – escludendo ovviamente i casi come quello di Stefano Di Magno, consigliere provinciale di An arrestato a maggio 2006 perché, diceva l’accusa, nella sua attività politica favoriva l’azienda di Trasporti Atan dalla quale percepiva uno stipendio, rimborsato da Palazzo Valentini, di 7824 euro al mese – ecco, escludendo casi simili, si può forse sostenere che fare il consigliere provinciale conviene: garantisce spesso facilità di trovare lavoro, stipendi di sovente molto alti (che in ogni caso vanno aggiunti ai duemila euro di gettoni mensili pagati dalla Provincia per l’attività politica), senza contare che – in caso di perdita del posto – i consiglieri non solo ne trovano in poco tempo un altro, ma quasi sempre col nuovo incarico il loro stipendio risulta più alto. Per esempio: Francesco Paolo Posa (Margherita) ha cambiato tre lavori in quattro anni, incassando rimborsi oltre i diecimila euro al mese. Sia chiaro: le carte delle quali il Corriere è entrato in possesso riguardano alcuni consiglieri provinciali. Di certo c’è chi, con condotta eticamente impeccabile, ha conservato il lavoro (e lo stipendio) che aveva prima di essere eletto. Ma altri hanno sfruttato queste quattro parole, “rimborso permessi pubblico impiego”.

Potrebbero spiegarsi così – ma certo anche con altri introiti – queste dichiarazioni dei redditi che, dal 2002 (cioè prima delle elezioni) al 2006 (cioè dopo quattro anni di incarico politico) crescono in modo apparentemente inequivocabile.

Bruno Putrella (An) raddoppia: dai 59.693 del 2002 ai 121mila del 2006; lui, Putrella, per le ore dedicate alla politica e sottratte al lavoro nel periodo gennaio-febbraio 2006, ha incassato 14.445,39; Leonardo Catarci, Forza Italia, da agosto a ottobre 2005, tre mesi, ha portato a casa, quale dipendente della “A-Due costruzioni”, più di quindicimila euro; anche Francesco Paolo Posa raddoppia la dichiarazione dei redditi, o quasi: dai 52 mila ai 93 mila; Miele passa dai 47 mila del 2002 agli attuali 99mila. A guardare l’entità dei rimborsi, il vicecapogruppo del Pd Coloni si è mantenuto stabile: 23 mila euro per i due mesi Ottobre-Novembre 2003, 30mila per dicembre 2003 e gennaio-febbraio 2004, 34 mila per marzo-aprile-maggio 2004.

La pratica, in ogni caso, appare diffusa: per fare l’ennesimo esempio, Guido Milana, tra ottobre e dicembre 2003, ha incassato 35 mila euro.

E, mese dopo mese, rimborso dopo rimborso, tutto va avanti così: il consigliere assunto in una qualche ditta, spesso non va a lavorare perché impegnato nella battaglia politica e intanto percepisce il rimborso dello stipendio. Pagato, ovviamente, con denaro pubblico.

Di questo, però, nessuno parla. Forse perché il segreto del continuo lievitare dei costi della politica potrebbe non essere nello stipendio “ufficiale” del politico locale, ma in queste quattro parole: rimborso permessi incarico pubblico.


Fonte:
http://www.piazzablog.it/modules.php?name=News&file=print&sid=1665

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