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sabato 19 marzo 2011

I 30 manager d’oro, pubblici e anche strapagati

L’austerity sugli stipendi pubblici decisa dal governo ha raggiunto il piano nobile della Banca d’Italia, dove corridoi silenziosissimi portano agli uffici di Mario Draghi, del direttore generale Fabrizio Saccomanni e degli altri tre componenti del direttorio: Ignazio Visco, Giovanni Carosio, Anna Maria Tarantola. Draghi ha annunciato da novembre il taglio del 10 per cento per il vertice. Secondo molti, decisione non rinviabile dopo che è emerso nel 2009 un netto aumento delle spese per il personale, che si cercherà di limitare sia con la forbice governativa sia con il congelamento dei contratti 2011-2013.
Draghi prenderà poco più di 400 mila euro lordi l’anno. Molto meno di quando era responsabile per l’Europa della Goldman Sachs, ma più dei colleghi europei: Christian Noyer, governatore della Banque de France, percepisce 142 mila euro, Axel Weber, capo della Bundesbank, 101 mila. E se riuscisse a imporsi nella corsa alla Banca centrale europea erediterebbe il trattamento del presidente Jean-Claude Trichet: 345 mila euro. La Bce ha inaugurato la trasparenza nel 2007, prima del ministro Renato Brunetta: i componenti del board, tra i quali l’italiano Lorenzo Bini-Smaghi, hanno uno stipendio di 246 mila euro. Brunetta, con la pubblicazione sul sito del ministero della Pubblica amministrazione, ha comunque il merito di avere alzato il velo sui guadagni di funzionari grandi e piccoli retribuiti direttamente e indirettamente dai contribuenti.
Un link di 1.295 pagine con i compensi 2009 di circa 30 mila personaggi, la maggior parte sconosciuti. Ma un numero ancora maggiore è rimasto fuori: Brunetta rinvia ai singoli ministeri e agli enti locali. E non tutte le amministrazioni stanno facendo il massimo per la trasparenza: a cominciare dal Quirinale, che pubblica i costi complessivi ma non lo stipendio del potentissimo segretario generale, Donato Marra. Si conoscono invece gli emolumenti dei suoi omologhi di Camera e Senato. Neppure Bankitalia e Tesoro (dove spiccano i 511 mila euro del direttore generale Vittorio Grilli), per la verità, brillano: è noto lo stipendio di Draghi ma non quello di Saccomanni. Così al Tesoro e dintorni è pubblica la retribuzione di Giovanni Gorno Tempini, ad della controllata Cassa depositi e prestiti, ma non quelle dei capi delle varie agenzie.
Panorama pubblica l’elenco dei primi 30 stipendi d’oro pubblici. Fra loro, top manager di gruppi quotati, tra i quali Eni ed Enel, partecipati da Tesoro e Cdp per il 30 per cento, che vantano la prima e la seconda capitalizzazione di Piazza Affari. Le retribuzioni degli ad Paolo Scaroni e Fulvio Conti (alle quali si aggiunge circa il 20 per cento di bonus-risultati) appaiono in linea con le aziende private equivalenti. Caso mai svetta il compenso di Pierfrancesco Guarguaglini, numero uno della Finmeccanica, superiore a quello di Sergio Marchionne alla Fiat (4,8 milioni), sotto solo a Luca di Montezemolo, che con circa 6 milioni tra Fiat, Ferrari e altre cariche è stato il manager più pagato.
Colpisce la retribuzione di Giuliano Zuccoli, presidente della A2A. E dove non esistono criteri di valutazione legati a capitalizzazione, utili o carica operativa, non passano inosservati gli stipendi del presidente delle Ferrovie, Innocenzo Cipolletta, e del top management della Rai. Non solo il direttore generale Mauro Masi, ma anche il suo predecessore Claudio Cappon e il presidente Paolo Garimberti. Altro capitolo, le aziende controllate dagli enti locali: la Sea di Milano (che vanta ottimi risultati) e quelle del Campidoglio, in profondo rosso. Qui il sindaco Gianni Alemanno ha promesso una sforbiciata. I capi delle authority, dall’Antitrust alla Consob, dall’Energia alle Comunicazioni, hanno la retribuzione pari al doppio dei 275 mila euro del primo presidente della Cassazione. Ma talvolta si va oltre, e si aggiungono gli stipendi appena inferiori degli altri commissari.
Sono almeno soldi ben spesi? Sempre a titolo di raffronto, Mary Schapiro, presidente della Sec che controlla Wall Street e può sbattere in galera top manager e impiegati, prende 158.500 dollari. Al cambio attuale, meno di 100 mila euro.
Fonte:
http://blog.panorama.it/economia/2010/10/25/i-30-manager-doro-pubblici-e-anche-strapagati/

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