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mercoledì 9 marzo 2011

Indagine ManagerItalia: Tasse, chi le paga oltre a noi?

FISCO
Da un’analisi di Nicola Quirino sui dati delle dichiarazioni dei redditi
delle persone fisiche emerge una rappresentazione falsa e
distorta della realtà. Portare alla luce le indubbie e in nessun altro
paese così ampie sacche di evasione ed elusione è il punto
di partenza per un riequilibrio della pressione fiscale e per liberare
risorse capaci di garantire crescita e sviluppo duraturi
a cura della redazione
INDAGINE MANAGERITALIA
Tasse: chi le paga oltre a noi?
Non c’è dubbio che il lavoro dipendente e i pensionati
rappresentino per il fisco in
Italia da sempre, ma soprattutto
negli ultimi tempi, i veri “sostenitori”
del paese. Per questo Manageritalia
ha affidato a Nicola Quirino,
docente di Finanza pubblica
all’Accademia della Guardia di Finanza
e alla Luiss, un’analisi dei
dati dell’Agenzia delle Entrate relativi
alle dichiarazioni dei redditi
delle persone fisiche presentati
nel 2008 e riferiti al 2007. Il ricorso
a questo periodo si è reso necessario
per avere a disposizione
dati definitivi e dettagliati con i
quali poter enucleare le opportune
scomposizioni.
Infatti, se guardiamo al 2008 (redditi
del 2007) analizzando i soli
redditi da lavoro emerge chiaramente
come lavoratori dipendenti
(50,2%) e pensionati (37,3%) arrivino
a quasi il 90% del totale. Insomma,
pare che i lavoratori autonomi
e gli imprenditori contino
molto poco in termini numerici
nel paese dei 5 milioni di imprenditori.
Una prevalenza di dipendenti
e pensionati che rimane tale
anche in termini di redditi dichiarati
e tasse pagate.
Infatti, salvo il lavoratore autonomo
che dichiara un reddito lordo
medio di 37.124 euro, le altre tre
categorie dichiarano redditi medi
pressoché allineati: dipendenti
(19.335 euro di reddito lordo medio
annuo), pensionati (13.448 euro)
e imprenditori (18.968 euro).
Insomma, in questo paese fare
l’imprenditore non paga, ma soprattutto
anche il contributo delle
varie categorie alle casse erariali
vede sempre e comunque nel lavoro
dipendente e nei pensionati i
salvatori della patria.
Gli over 100mila euro
Anche considerando solo quei
382.663 lavoratori e contribuenti
“più ricchi”, cioè che dichiarano
più di 100.000 euro lordi all’anno,
il peso di dipendenti e pensionati
non cambia di molto. Anzi, i dirigenti
privati e pubblici in attività
e in pensione (che sono i lavoratori
o ex lavoratori dipendenti ora
pensionati) sono il 60%, seguiti dai
lavoratori autonomi (20%), da altri
lavoratori dipendenti e pensionati
(12%) e buoni ultimi dagli imprenditori
(8%, vedi grafico).
E si badi bene, questo sparuto numero di “over 100mila euro”,
che paiono essere i “soli e veri
ricchi”, sono solo lo 0,9% dei contribuenti,
ma di fatto versano
all’erario quasi un quinto (18,2%)
delle imposte su reddito totali.
Una realtà distorta
La parzialità e l’inconsistenza della
rappresentazione del paese reale
che esce dalle dichiarazioni dei
redditi è ancor più evidente se facciamo
riferimento al reddito medio
dichiarato dalle varie categorie
di contribuenti.
Infatti (vedi tabella), a fronte di
una media di 18.900 euro, su tutti
prevalgono i notai (404.800 euro
di reddito medio lordo annuo
nel 2007), seguiti dai farmacisti
(126.100 euro), dai dirigenti privati
e pubblici (105.500 euro) e poi,
a distanza, da avvocati (49.100 euro),
dentisti (45.100 euro) e, tra gli
ultimi, gioiellieri e orologiai
(15.800), meccanici (15.400), tassisti
(13.600), parrucchieri e barbieri
(10.400).
Insomma, pare abbastanza incredibile
constatare che i dirigenti pubblici
e privati, che devono dichiarare
tutto sino all’ultimo euro, siano i
più ricchi e i maggiori contribuenti
e abbiano redditi in doppia, tripla o
addirittura sestupla cifra rispetto a
categorie professionali autonome
che a occhio non mostrano tutta
questa “povertà”.
È inutile dire che si tratta di dati in
netto contrasto con la realtà, che
finiscono con l’accrescere a dismisura
il carico fiscale che grava sulle
spalle di alcune categorie di contribuenti
penalizzando in modo
particolare quei lavoratori che
traggono minori benefici dalla spesa
pubblica (guarda caso proprio i
dirigenti).
In effetti, si fa molta fatica a credere
che in Italia, cioè in uno dei
paesi più industrializzati del mondo,
solo una frazione del tutto irrisoria
di contribuenti si collochi su
livelli di reddito medio-alto, soprattutto
se si considera che: le autovetture
di grossa cilindrata, cioè
quelle con oltre 2.500 cv, ammontano
complessivamente a un milione
e 49mila; nei soli registri delle
capitanerie di porto risultano iscritte
più di 78mila imbarcazioni di almeno
10 metri di lunghezza; sono
circa 850mila gli italiani che soggiornano
ogni anno negli alberghi
a 5 stelle e di lusso; le abitazioni di
pregio (ville e villini) iscritte nei registri
catastali superano i 2 milioni.
È facile trarre conclusioni da tutti
questi dati, ricordando che in nessun
altro paese europeo e comunque
avanzato esistono e resistono
ampie e diffuse sacche di evasione
ed elusione fiscale come in Italia.
Occorre, tuttavia, andare oltre queste
affermazioni e intervenire concretamente
per porvi rimedio, non
solo per una questione di equità sociale,
ma anche nell’ottica di liberare
risorse utili alle imprese e ai singoli
individui in difficoltà. Questa è
la chiave del rilancio della produttività
e dello sviluppo.
fonte:
http://www.manageritalia.it/content/download/Informazione/Giornale/Marzo_2010/45.pdf

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