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martedì 23 febbraio 2010

Salario

Da wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Stipendio

Il salario è il compenso (retribuzione) ricevuto da un lavoratore dipendente per le proprie prestazioni professionali. L'etimologia del termine si rifà all'antica Roma, dove i soldati delle legioni venivano pagati in sale.

In macroeconomia, si definisce salario reale o potere di acquisto (dei salari) il rapporto w / p, nel quale w (inglese "work") indica il fattore lavoro (su base oraria, di euro/mese, ecc.) e p è un indice dei prezzi, detto deflatore, che depura una grandezza economica dagli effetti dell'inflazione.

L'indicatore dei prezzi si calcola come media pesata di un paniere di beni e servizi: per la coerenza della misura è fondamentale che il paniere preso in considerazione sia costante nel tempo, che sia rappresentativo dei consumi della famiglia italiana media (due lavoratori con due figli a carico), e che i prezzi su cui si effettua il calcolo siano misurati nello stesso periodo di riferimento. I prezzi vengono pesati sulla quantità, moltiplicandoli per un coefficiente che è la quantità venduta di ognuno in percentuale al totale.

Il punto di vista (neo)classico

Secondo gli economisti di orientamento classico, il salario è la retribuzione del fattore della produzione lavoro e la sua entità dipende dal costo-opportunità per il lavoratore della rinuncia ad altre occupazioni (incluso l'ozio) durante il periodo impiegato per svolgere la propria mansione. Secondo questa teoria, la determinazione del salario secondo la legge della domanda e dell'offerta permette anche a questo fattore della produzione di assestare il suo prezzo al valore ottimale. Da questo punto di vista, le lotte sindacali sono una forma di collusione che influenza la determinazione dei prezzi allontanandoli dall' optimum. Adam Smith nella "Ricchezza delle nazioni" criticò ripetutamente le corporazioni e gli ordini professionali come un ostacolo all'efficienza del libero mercato e all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Il punto di vista marxista

In contrasto con la precedente visione, secondo gli economisti di orientamento marxista, il salario è il prezzo della forza lavoro. Il lavoro, infatti, secondo Marx è il consumo della forza lavoro, mentre è la forza lavoro, perlomeno nel capitalismo, a costituire una merce e in quanto tale scambiata sul mercato secondo il suo valore di scambio. Come tutte le merci (v. Teoria marxiana del valore), dunque, la forza lavoro viene venduta approssimativamente ad un valore equivalente al lavoro socialmente necessario per la sua produzione; ma il costo di produzione della forza lavoro è il "costo di produzione" di un operaio in grado di lavorare e disposto a farlo, quindi in sostanza (se non esistessero le lotte ne Il capitale). Questo spiega, secondo Marx, l'origine del profitto del capitalista: secondo la teoria del plusvalore, infatti, il valore della forza lavoro impiegata nella produzione (cioè approssimativamente il salario) è inferiore al valore aggiunto alla merce prodotta (che è pari al lavoro impiegato); la differenza fra forza lavoro e lavoro è quindi alla base della teoria marxista del profitto e sfruttamento.

giovedì 4 febbraio 2010

Stipendi medi in Italia e confronto con l'Europa. La laurea non è garanzia di un migliori impiego e maggior remunerazione.

Stipendi medi tra i più bassi d'Europa. Cuneo fiscale molto elevato. Questa in sintesi la situazione lavorativa italiana per l'anno in corso, secondo un rapporto redatto dall'Eurispes.


Il 'Rapporto Italia 2010', un'analisi sullo stato della politica, dell'economia e della società italiana, redatto dall'Eurispes, come avviene ogni anno, mostra la situazione italiana degli stipendi lavorativi.

Nella classifica Ocse, si collocano tra i primi dieci: Corea del Sud (39.931 dollari), Regno Unito (38.147), Svizzera (36.063), Lussemburgo (36.035), Giappone (34.445), Norvegia (33.413), Australia (31.762), Irlanda (31.337), Paesi Bassi (30.796) e Usa (30.774).

Mentre l'Italia, con 21.374 dollari (poco più di 14.700 €), occupa la ventitreesima posizione, collocandosi dopo quegli altri paesi europei con retribuzioni nette annue che si aggirano in media intorno ai 25mila dollari, tra i quali: Germania (29.570), Francia (26.010), Spagna (24.632).

L'Italia supera solo: Portogallo (19.150), Repubblica Ceca (14.540), Turchia (13.849), Polonia (13.010), Slovacchia (11.716), Ungheria (10.332) e Messico (9.716).

Volendo fare un paragone con gli altri cittadini europei, il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale che è inferiore del 44% rispetto al dipendente inglese, guadagna il 32% in meno di quello irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 19% in meno di un greco, il 18% in meno del cittadino francese e il 14% in meno di quello spagnolo.

I lavoratori italiani incassano dunque ogni anno retribuzioni medie tra le più basse dei paesi industrializzati, mediamente il 17% in meno della media Ocse, il cui valore è pari a 25.739 dollari.

Se invece come termine di paragone viene assunta l'Europa a 15 (27.793 dollari annui di media), lo stipendio italiano è inferiore del 23% o nell'Europa a 19 (mediamente 24.552 dollari annui), il compenso medio annuo del lavoratore italiano è minore del 13%.

Per quanto riguarda invece il discorso del cuneo fiscale, assumendo come parametro un lavoratore dal salario medio single e senza figli, il peso del cuneo fiscale è pari al 46,5% (lo 0,25% in più rispetto al 2007 e l'1,1% in più rispetto al 2005)), che determina la 'sesta posizione del nostro Paese tra i 30 paesi Ocse'.

Se invece di un lavoratore single e senza figli si prende come punto di riferimento la figura-tipo di un lavoratore dal salario medio sposato e con due figli, il carico del cuneo fiscale 'si riduce, continuando comunque a mantenere un valore elevato' (36%), facendo scendere l'Italia all'undicesimo posto in classifica.

In parole povere, spiega l'Eurispes, il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale 'pari a quasi la metà del costo effettivamente sborsato dal datore di lavoro per la sua prestazione professionale, a causa dell'eccessivo costo del lavoro'.

Una situazione veramente difficile ed imbarazzante, che costringe milioni di italiani a faticare per arrivare alla fine del mese.


Fonte:

http://www.businessonline.it/3/LavoroeFisco/2698/Stipendi_medi_in_Italia_e_confronto_con_l%27Europa_La_laurea_non_%C3%A8_garanzia_di_un_migliori_impiego_e_maggior_remunerazione.html

Per gentile concessione di AprileOnline.info

martedì 2 febbraio 2010

Nel 2009 retribuzioni in salita. Ma gli stipendi sono tra i più bassi dell’Ocse

Buste paga italiane un po’ più pesanti nel 2009, grazie al blocco dell’inflazione. Ma sempre più leggere di quelle della maggioranza dei paesi industrializzati riuniti nell’Ocse. Vediamo i dati nel dettaglio: l’Istat, per l’anno appena trascorso, rivela che c’è stato un aumento tendenziale medio del 3% delle retribuzioni, con un tasso d’inflazione largamente inferiore, dello 0.8%.
Il che si traduce in un maggiore potere d’acquisto per gli italiani. Ma se andiamo a vedere il dato degli aumenti nel 2008, si nota che prima della crisi le retribuzioni erano aumentate del 3,5%, quindi mezzo punto in più che nel 2009, a fronte però di un’inflazione molto maggiore. Per quanto riguarda i vari settori, le retribuzioni sono cresciute su base annua dell’1,6% in agricoltura, del 3,6% nell’industria, del 2,2% nei servizi e del 2,6% nella pubblica amministrazione.
In un periodo di crisi generale un aumento delle retribuzioni medie è certo un dato positivo, ma non basta a far ben figurare l’Italia nel gruppo dei trenta paesi più industrializzati del mondo, l’Ocse.
Secondo le ultime classifiche siamo infatti al ventitreesimo posto quanto a stipendi medi. Davanti solo alla Repubblica Ceca, l’Ungheria, il Messico, la Nuova Zelanda, la Polonia, il Portogallo, la Slovacchia e la Turchia. E ben dietro alla maggioranza dei paesi Ue: i salari lordi sono in media inferiori del 32% rispetto all’area Euro. E a questo dato si aggiunge il peso non indifferente di tasse e contributi sociali. Il risultato? “Con un salario medio netto annuo che ammonta a 21.374 dollari, pari a poco più di 14.700 euro” si legge nell’ultimo rapporto dell’Eurispes, “il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale che è inferiore del 44% rispetto al dipendente inglese, del 32% in meno di quello irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 19% in meno di un greco, il 18% in meno del cittadino francese e il 14% in meno di quello spagnolo”.

Fonte:
http://blog.panorama.it/economia/2010/02/01/nel-2009-retribuzioni-in-salita-ma-gli-stipendi-sono-tra-i-piu-bassi-dellocse/