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giovedì 4 febbraio 2010

Stipendi medi in Italia e confronto con l'Europa. La laurea non è garanzia di un migliori impiego e maggior remunerazione.

Stipendi medi tra i più bassi d'Europa. Cuneo fiscale molto elevato. Questa in sintesi la situazione lavorativa italiana per l'anno in corso, secondo un rapporto redatto dall'Eurispes.


Il 'Rapporto Italia 2010', un'analisi sullo stato della politica, dell'economia e della società italiana, redatto dall'Eurispes, come avviene ogni anno, mostra la situazione italiana degli stipendi lavorativi.

Nella classifica Ocse, si collocano tra i primi dieci: Corea del Sud (39.931 dollari), Regno Unito (38.147), Svizzera (36.063), Lussemburgo (36.035), Giappone (34.445), Norvegia (33.413), Australia (31.762), Irlanda (31.337), Paesi Bassi (30.796) e Usa (30.774).

Mentre l'Italia, con 21.374 dollari (poco più di 14.700 €), occupa la ventitreesima posizione, collocandosi dopo quegli altri paesi europei con retribuzioni nette annue che si aggirano in media intorno ai 25mila dollari, tra i quali: Germania (29.570), Francia (26.010), Spagna (24.632).

L'Italia supera solo: Portogallo (19.150), Repubblica Ceca (14.540), Turchia (13.849), Polonia (13.010), Slovacchia (11.716), Ungheria (10.332) e Messico (9.716).

Volendo fare un paragone con gli altri cittadini europei, il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale che è inferiore del 44% rispetto al dipendente inglese, guadagna il 32% in meno di quello irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 19% in meno di un greco, il 18% in meno del cittadino francese e il 14% in meno di quello spagnolo.

I lavoratori italiani incassano dunque ogni anno retribuzioni medie tra le più basse dei paesi industrializzati, mediamente il 17% in meno della media Ocse, il cui valore è pari a 25.739 dollari.

Se invece come termine di paragone viene assunta l'Europa a 15 (27.793 dollari annui di media), lo stipendio italiano è inferiore del 23% o nell'Europa a 19 (mediamente 24.552 dollari annui), il compenso medio annuo del lavoratore italiano è minore del 13%.

Per quanto riguarda invece il discorso del cuneo fiscale, assumendo come parametro un lavoratore dal salario medio single e senza figli, il peso del cuneo fiscale è pari al 46,5% (lo 0,25% in più rispetto al 2007 e l'1,1% in più rispetto al 2005)), che determina la 'sesta posizione del nostro Paese tra i 30 paesi Ocse'.

Se invece di un lavoratore single e senza figli si prende come punto di riferimento la figura-tipo di un lavoratore dal salario medio sposato e con due figli, il carico del cuneo fiscale 'si riduce, continuando comunque a mantenere un valore elevato' (36%), facendo scendere l'Italia all'undicesimo posto in classifica.

In parole povere, spiega l'Eurispes, il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale 'pari a quasi la metà del costo effettivamente sborsato dal datore di lavoro per la sua prestazione professionale, a causa dell'eccessivo costo del lavoro'.

Una situazione veramente difficile ed imbarazzante, che costringe milioni di italiani a faticare per arrivare alla fine del mese.


Fonte:

http://www.businessonline.it/3/LavoroeFisco/2698/Stipendi_medi_in_Italia_e_confronto_con_l%27Europa_La_laurea_non_%C3%A8_garanzia_di_un_migliori_impiego_e_maggior_remunerazione.html

Per gentile concessione di AprileOnline.info

1 commento:

Marco ha detto...

Il motore di crescita italiano, da sempre e' l'export.
Per fare dell'export i prezzi devono essere bassi.
Il costo maggiore per un'azienda sono i salari (e non stipendi, vedere sul vocabolario la differenza tra i due termini).
Va da se' che in Italia i salari devono essere bassi.
Paesi come il Regno Unito o la Francia o la Germania hanno un motore differente, la consumazione...
per avere consumazione gli stipendi devono essere alti... da cui la differenza rimarcata.

In Italia, per differenti ragioni ha fallito:

1) l'export verso l'Europa dove saremmo vincenti (piuttosto che gli Stati Uniti o il Giappone)

2) il passaggio a generare consumazione interna

Nel primo caso la mentalita' della piccola azienda piuttosto che del grande gruppo e la mancanza di conoscenze in lingue e mercati fa perdere delle occasioni intriganti.

Nel secondo caso... dobbiamo chiedere al governo